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Luglio 2024

FAQ: Cambiare casa a Milano, quando conviene prima comprare e poi vendere

In un precedente articolo abbiamo già preso in considerazione quale sia la strategia migliore quando si decide di cambiare casa.

Come indicazione generale (che confermiamo) abbiamo consigliato di vendere prima di acquistare, motivando tale scelta in base a valide considerazioni generali.

Alcuni lettori ci hanno contattato per segnalarci i loro casi individuali, che li hanno invece portati a decidere di comprare il nuovo appartamento prima di avere venduto quello in cui vivevano.

Visto il particolare interesse che ha sollevato l’argomento, lo riprendiamo in maniera più approfondita.

Cambiare casa: perché?

Ogni persona o famiglia ha naturalmente propri motivi individuali e problematiche specifiche per i quali la scelta di cambiare casa rappresenta la soluzione giusta.

Possiamo però considerare due scenari contrapposti e vedere quali, tra le due modalità di cambio casa indicate, siano più adatte ai casi considerati.

Come considerazione generale diamo per assodato che in realtà la ricerca inizi molti mesi prima di quando poi si deciderà di fare sul serio.

I portali immobiliari permettono infatti da alcuni anni di farsi un’ottima idea di ciò che offre il mercato immobiliare residenziale milanese.

Si possono analizzare decine di appartamenti offerti in vendita e farsi un’idea precisa dei prezzi richiesti.

E questo comodamente dal proprio divano, senza dovere uscire di casa per visitarli fisicamente uno ad uno.

Tale comodità ha come conseguenza che il potenziale venditore ha una buona visione di insieme del mercato e prenderà le sue decisioni in base a quanto ha scoperto durante la sua attività di pre-ricerca, cioè quando non ha ancora preso la decisione di fare il grande salto: cambiare casa.

(1) Primo scenario: Cerco cerco ma non trovo!

Potremmo chiamare questa situazione “Voglia di qualcosa di buono”.

Una situazione in cui l’immobile di proprietà è adeguato, senza essere perfetto.

Si cerca più per hobby che spinti da una reale necessità legata ad un problema impellente.

Non sono in vista motivi urgenti che spingono a cambiare casa.

Ad esempio non è previsto l’arrivo di un figlio, che comporterebbe la necessità di adeguare l’ampiezza dell’abitazione alle nuove esigenze.

Spesso la reale motivazione riguarda un difetto dell’attuale soluzione abitativa.

Ad esempio ho una casa poco luminosa e cerco sui portali appartamenti con grandi finestre.

Oppure sono in un quartiere un po’ trafficato e mi piacerebbe trasferirmi in uno più tranquillo e con più verde.

Sono al terzo piano senza ascensore e non sono più tanto giovane, mi piacerebbe evitare di fare tutti i giorni quelle scale.

Di per sé questa situazione soggettiva non porta a preferire una delle due alternative che stiamo studiando, cioè se prima vendere o prima comprare.

Dobbiamo introdurre una variabile aggiuntiva, in questo caso una variabile oggettiva.

Cercando sul web scopriamo che le case che hanno le caratteristiche che cerchiamo sono estremamente rare.

Ad esempio non vogliamo lasciare il quartiere in cui viviamo e che ci piace, ma che sfortunatamente piace anche agli altri suoi abitanti e che di conseguenza vendono pochissimo.

Oppure tutti gli appartamenti luminosi come piacciono a me sono di lusso e per noi fuori mercato.

Insomma sembra che quello che cerchiamo nessuno lo venda.

In questo caso cosa fare quando, per miracolo, nella mia settimanale rassegna di appartamenti filtrati con le mie specifiche di prezzo, quartiere, locali ecc. compare una mosca bianca: l’appartamento in cui ci piacerebbe trasferirci anche domani?

Scelta senza alternative: compro subito

Cosa faccio?

La risposta è semplice.

Chiamo l’agenzia (o il proprietario) per fissare subito una visita, col terrore che mi dicano che è già in trattativa o addirittura già venduto (a Milano succede spesso).

Se l’appartamento è disponibile cosa facciamo?

È chiaro che non abbiamo tempo di mettere in vendita il nostro appartamento prima di fare un’offerta per quello visitato: che ci è piaciuto e con un prezzo ragionevole.

Del resto non avrebbe avuto senso mettere in vendita prima il nostro appartamento, perché avremmo corso il serio rischio di venderlo prima di avere trovato quel particolare (e raro) appartamento cercato invano da anni e che ora abbiamo trovato.

In questo scenario è sicuramente ottimale procedere con l’acquisto facendo un’offerta subito.

Naturalmente solo se siamo in grado di anticipare il denaro necessario per pagare il preliminare di compravendita e l’eventuale agenzia immobiliare.

Dovremo soltanto negoziare una tempistica che ci consenta di provvedere a nostra volta alla vendita della nostra attuale casa, sperando che ciò non sia di intralcio per chiudere la compravendita e che il venditore non abbia tutta questa fretta.

Dal punto di vista strettamente economico questo scenario è sicuramente il meno favorevole, infatti:

(1) Per essere ragionevolmente sicuri di assicurarci la casa in vendita faremo un offerta con un minimo sconto sul prezzo richiesto (o nessun sconto del tutto, accettando il prezzo senza discutere).

(2) Quando poi metteremo in vendita la nostra vecchia casa dovremo per forza metterla sul mercato ad un prezzo che, prevedibilmente, consenta una vendita veloce.

Dovremo cioè già prevedere che non sarà una vendita al miglior prezzo possibile, perché il nostro obiettivo relativo alla tempistica sarà probabilmente quello di fare i due rogiti lo stesso giorno.

Insomma dal punto di vista economico non granché, ma finalmente avremo la casa dei nostri sogni: prima acquistando e poi vendendo.

(2) Secondo scenario: tante offerte, perché preoccuparsi?

Passiamo ora allo scenario che in precedenza abbiamo evidenziato come, in genere, il migliore.

Metto in vendita il mio vecchio appartamento.

Cerco di valorizzarlo e di venderlo, senza fretta, ad un buon prezzo.

Poi mi occupo di trovare la nuova casa.

Questo approccio è sicuramente perfettamente adatto per la città di Milano e per i comuni dell’hinterland, per il semplice motivo che in ogni momento sono disponibili per l’acquisto centinaia di appartamenti che, più o meno, rispondono alle mie esigenze.

Naturalmente se sto cercando casa è perché sono nate nuove esigenze che rendono inadatta la vecchia abitazione.

Il caso più comune è sicuramente l’arrivo di un figlio che rende il vecchio appartamento non più adeguato.

Oppure stiamo entrambi facendo carriera e ora possiamo permetterci qualcosa di più del monolocale in cui abitiamo ora.

Accanto a questo elemento soggettivo c’è quello oggettivo legato al mercato di Milano.

La tipologia di appartamenti che mi interessano ora è numeroso (ad esempio trilocali) e non ho particolari vincoli territoriali (ad esempio di vicinanza ai genitori) e posso selezionare la mia casa senza vincoli di quartiere.

I vantaggi del mercato immobiliare milanese

La maggior parte degli acquirenti milanesi si riconoscerà in questo secondo scenario e per loro l’opzione migliore è quella già indicata: prima vendere (bene) e poi comprare (tirando sul prezzo, vista la grande offerta esistente).

Se anche foste particolarmente esigenti su alcune caratteristiche, purché non siano rare, l’offerta milanese è così ampia da mantenere la preferenza per questo scenario, che ha il notevole vantaggio di essere quello economicamente più soddisfacente.

In sostanza se state cercando un trilocale a Milano in questo preciso momento potete trovare 5.874 annunci di vendita su Immobiliare.it, 4.824 su Idealista.it e 4.686 su Casa.it.

Potete essere certi che quando, dopo aver firmato il compromesso relativo alla vendita della vostra casa, cercherete quella dove trasferirvi, qualcosa di valido e a buon prezzo troverete di sicuro.

Milano da questo punto di vista è una sicurezza, grazie al mercato residenziale più attivo e vivace d’Italia.

Il nostro facile consiglio operativo

Se siete ancora incerti su quale sia la migliore strategia di compravendita per voi, vi consigliamo questo semplice esperimento:

(1) Scegliete il portale immobiliare che preferite.

(2) Inserite i filtri assolutamente necessari per scremare efficacemente la ricerca: ad esempio numero locali, superficie, prezzo, numero bagni, ecc. (sono gli stessi che sicuramente state già utilizzando).

(3) Segnatevi il numero di annunci risultanti, ad esempio 1.000.

(4) Date un’occhiata veloce alle prime 20/30 posizioni proposte e segnatevi il numero di appartamenti che meritano, secondo il vostro personale giudizio, un eventuale approfondimento e una possibile visita in loco.

Se su 20 case ne avete trovato ad esempio 2 o 3 potenzialmente buone, questo significa che il 10/15% degli annunci è per voi interessante.

Su 1.000 annunci filtrati, questi numeri si traducono in 100/150 appartamenti tra cui scegliere ora e presumibilmente anche in futuro.

Non avrete problemi a comprare, una vota che avrete venduto.

Scegliete quindi la strategia due: vendere prima e acquistare poi.

Se invece dovete guardare 40/50 annunci per trovare qualcosa di interessante vuol dire che su 1.000 appartamenti teoricamente adeguati solo 20/25 potrebbero andarvi.

Non sono tanti e non avete la matematica certezza di trovare quello giusto quando sarà il momento.

In questo caso il consiglio è di seguire la strategia uno: cioè prima trovate la nuova casa e poi vendete la vecchia.


È meglio la caparra confirmatoria o la caparra penitenziale?

In ogni preliminare di compravendita immobiliare  (comunemente chiamato compromesso) è inserita la clausola contrattuale chiamata caparra confirmatoria.

Cos’è la caparra confirmatoria

La caparra confirmatoria rappresenta un anticipo di denaro versato dall’acquirente per l’acquisto di un bene (in questo caso una casa) che:

  • può essere trattenuto dal venditore in caso di inadempimento dell’acquirente (che ad esempio non si presenta al Rogito)
  • o restituita del doppio dal venditore all’acquirente se è il venditore che non rispetta i patti (e ha deciso che non vuole più vendere l’appartamento).

Lo scopo è quello di invogliare le parti ad impegnarsi seriamente alla conclusione dell’affare, pena la perdita di una significativa cifra di denaro, normalmente costituita da alcune decine di migliaia di euro.

La norma legale

La norma è stabilita dall’articolo 1385 del Codice Civile, che citiamo per completezza:

Se al momento della conclusione del contratto una parte dà all’altra, a titolo di caparra, una somma di danaro [o una quantità di altre cose fungibili], la caparra, in caso di adempimento, deve essere restituita [o imputata alla prestazione dovuta].

Se la parte che ha dato la caparra è inadempiente, l’altra può recedere dal contratto, ritenendo la caparra;

se inadempiente è invece la parte che l’ha ricevuta, l’altra può recedere dal contratto ed esigere il doppio della caparra.

Se però la parte che non è inadempiente preferisce domandare l’esecuzione o la risoluzione del contratto, il risarcimento del danno è regolato dalle norme generali.

Come funziona la caparra confirmatoria

In pratica se la parte inadempiente è l’acquirente, il venditore trattiene semplicemente la caparra e tutto finisce li.

Più complicato il caso in cui sia il venditore ad essere inadempiente.

Se questo restituisce spontaneamente il doppio della caparra ricevuta, il problema è risolto in maniera, (quasi) soddisfacente per l’acquirente.

Che dovrà naturalmente trovare un’altra casa da comprare, ma almeno non ha perso anche soldi (oltre che tempo) nella mancata transazione.

Se il venditore è restio ad adempiere, l’acquirente ricorrerà sicuramente in giudizio e dovrà attendere un po’ per ricevere indietro i soldi anticipati.

Esecuzione o risarcimento

Ma non finisce qui.

Se torniamo all’ultima riga dell’articolo del Codice, vediamo che si parla di (1) domandare l’esecuzione e (2) risarcire il danno.

In sostanza la parte adempiente può anche chiedere al giudice di imporre all’inadempiente una delle due opzioni: o l’esecuzione o il danno.

Deve scegliere quello che vuole, non può averle entrambe.

Per l’acquirente chiedere l’esecuzione (al giudice) significa imporre al venditore di concludere la compravendita come stabilito dal contratto preliminare, che è vincolante, anche se ha cambiato idea.

Per il venditore significa imporre all’acquirente di comprare l’immobile come promesso.

Le due situazioni non sono però nella realtà simmetriche.

L’acquirente che chiede l’adempimento sa che il venditore ha la proprietà del bene e quindi, attraverso l’azione giudiziaria, impone al venditore di ricevere il saldo ancora dovuto per l’acquisto e di firmare la compravendita presso il notaio.

La proprietà immobiliare non scappa e il venditore è in pratica impossibilitato a disfarsene durante l’azione giudiziaria.

Nel caso sia invece il venditore che voglia costringere l’acquirente a chiudere la transazione, il venditore si trova in una situazione molto meno favorevole in quanto fino alla fine dell’azione giudiziaria l’acquirente ha la libera disponibilità del proprio denaro e può fare risultare in vari modi di non disporne più per concludere l’acquisto.

Ad esempio se era previsto che acquistasse con l’ausilio di un mutuo ipotecario bancario, basta che non proceda con le partiche bancarie per ottenerlo

La seconda alternativa, quella di richiedere il risarcimento del danno è più equilibrata, ma non meno problematica.

Quando si parla di danno si deve dimostrare in maniera dettagliata al giudice l’effettivo danno emergente subito e il nesso causale tra danno e comportamento della parte inadempiente.

Ricordiamo poi che per procedere ad ogni azione giudiziaria le spese legali da anticipare possono essere rilevanti e non sempre vengono integralmente rimborsate dalla parte soccombente con decreto del giudice.

La caparra penitenziale come alternativa alla caparra confirmatoria

Il generale utilizzo della caparra confirmatoria nella stesura dei compromessi immobiliari è pienamente giustificato dall’esigenza di rinforzare la motivazione delle parti alla conclusione della compravendita.

Lo stesso risultato è però conseguibile anche con un’altra norma giuridica.

L’articolo 1386 del Codice Civile  recita:

Se nel contratto è stipulato il diritto di recesso per una o per entrambe le parti, la caparra ha la sola funzione di corrispettivo del recesso.

In questo caso, il recedente perde la caparra data o deve restituire il doppio di quella che ha ricevuta.

Come funziona la caparra penitenziaria

Ad una prima occhiata non si capisce dove stia la differenza con quanto previsto dal precedente articolo del Codice, relativo alla caparra confirmatoria: la tieni o la paghi il doppio.

Quello che è rilevante è ciò che non c’è.

Non è prevista la possibilità, per la parte adempiente, di domandare l’esecuzione, né di chiedere il rimborso di eventuali danni.

Questa mancata previsione ha un duplice risultato:

  1. Da una parte ciò riduce la tutela giuridica per la parte adempiente: un risultato non particolarmente favorevole.
  2. D’altra parte l’esistenza della caparra confirmatoria rende ancora più incerta la situazione tra le parti quando dovessero emergere difficoltà, anche potenziali, relative alla conclusione della compravendita.
Sviluppo futuro della caparra penitenziale

Attualmente la stragrande maggioranza dei contratti preliminari prevede la caparra confirmatoria.

La caparra penitenziaria, benché minoritaria, sta poco alla volta aumentando la propria presenza nei contratti per due specifici motivi:

  1. L’azione giudiziaria in Italia è lenta e intraprenderla per ottenere un risarcimento del danno comporta costi immediati certi a fronte di risultati positivi aleatori.
  2. La possibilità di chiedere l’esecuzione giudiziale della compravendita è potenzialmente più utile all’acquirente che al venditore. Il venditore accorto ha modo di indurre l’agente immobiliare, a cui ha affidato il mandato di vendita, ad inserire la clausola penitenziale in alternativa a quella confirmatoria
Conclusioni

Se state vendendo casa e vi state interfacciando con le agenzie immobiliari che vi chiedono il mandato di vendita, questo è il momento di prendere in considerazione l’alternativa costituita dalla caparra penitenziale e cercare di convincere l’agenzia a modificare i propri moduli prestampati per venire incontro alle vostre preferenze.

In particolar modo se avete un sacro timore delle beghe giudiziarie e scarsa fiducia nei confronti di giudici e avvocati.

Vista la feroce concorrenza tra agenzie, potreste riuscirci.


Ma i prezzi delle case di Milano sono assurdamente alti o hanno un senso?

Che i prezzi del mercato immobiliare residenziale di Milano siano molto alti è sicuro.

Milano Vende Casa stima che il prezzo corrente di chiusura trattativa sia stato in media a giugno 2024 di 4.747 euro/mq.

Rispetto allo stesso mese di 5 anni fa (giugno 2019) i prezzi delle case di Milano sono aumentati del +38,0%.

L’indice generale dei prezzi rilevato dall’Istat è aumentato nello stesso periodo del +17,1%.

La rivalutazione reale negli ultimi 60 mesi è stata quindi del +17,8%, pari ad una rivalutazione annua media (detratta l’inflazione) del +3.3%.

C’è anche chi parla di bolla immobiliare milanese, per indicare un andamento dei prezzi in aumento non giustificato da motivi economici razionali, ma legato unicamente alla speculazione.

Per capirci un po’ di più abbiamo fatto una ricerca che raffronta Milano con i rimanenti 19 capoluoghi regionali italiani.

Abbiamo anche inserito Bolzano della relativa provincia autonoma.

Cosa abbiamo fatto?

Abbiamo disposto in un grafico a dispersione i capoluoghi di regione, inserendo sull’asse orizzontale il Reddito pro-capite medio dei cittadini, in euro (Anno 2022, fonte Ministero dell’Economia e delle Finanze) e sull’asse verticale il Prezzo medio (richiesto) delle case, in euro al metro quadro (Giugno 2024, fonte Immobiliare.it).

Grafico a dispersione che mostra i Capoluoghi di regione italiani (più Bolzano), posizionati in base al Reddito pro-capite medio del 2022 e al Prezzo (richiesto) delle case nel giugno 2024.Capoluoghi di regione italiani (più Bolzano): prezzi case e redditi pro-capite

Dal grafico si vede chiaramente che c’è una relazione tra Prezzi e Reddito, e la linea di tendenza calcolata da Excel mostra come i prezzi di Milano (in alto a destra) in realtà siano in linea con quelli degli altri capoluoghi, tenuto conto del diverso livello di reddito pro-capite.

Qui di seguito, in forma tabellare, i dati utilizzati nel grafico:

  Reddito pro-capite, euro Prezzo richiesto case, euro/mq
Milano 35.282 5.456
Bologna 27.626 3.491
Bolzano 27.242 4.706
Roma 27.206 3.395
Firenze 26.133 4.279
Trento 25.632 3.072
Cagliari 25.315 2.528
Torino 25.224 2.045
Trieste 24.110 2.311
Venezia 23.787 3.190
Aosta 23.695 2.109
Genova 23.659 1.701
Ancona 23.618 1.743
L’Aquila 23.007 1.458
Perugia 22.429 1.269
Bari 22.419 2.086
Potenza 22.278 1.372
Napoli 21.327 2.905
Campobasso 21.259 1.152
Palermo 20.828 1.469
Reggio Calabria 20.128 878

Dalla tabella si scopre anche che, tra tutti i capoluoghi, Napoli è quello che ha i prezzi relativi più alti e Perugia quelli più bassi.

Per tornare a Milano, se teniamo conto della variabilità della distribuzione dei valori dei capoluoghi attorno alla linea di tendenza, possiamo calcolare che, nel 50% dei casi, il valore atteso del prezzo al mq si colloca da un minimo di 4.572 euro/mq ad un massimo di 6.415 euro/mq.

I dati mostrano quindi che non si possa ragionevolmente parlare, per Milano, di bolla immobiliare, e che i differenziali di prezzi siano giustificati dai differenziali di potere d’acquisto degli acquirenti.

Parimenti non si può considerare che il mercato immobiliare residenziale di Milano sia destinato in ogni caso ad un aumento sicuro, a differenza del resto d’Italia.

Infatti l’attuale livello di prezzi degli immobili, pur collocandosi leggermente al di sotto del prezzo d’equilibrio indicato dai nostri calcoli e mostrato nel grafico (attualmente 5.979 euro/mq)  è compatibile sia ad una possibile rivalutazione del +18% (6.415/5.456) che ad una svalutazione del -16% (4.572/5.456).


Che commissione prendono le agenzie immobiliari milanesi?

Una delle domande fatte più di frequente da chi vuole vendere casa è: qual è il giusto livello di commissioni che dovrebbe prendere una buona agenzia immobiliare a Milano?

Oppure, in termini più pratici, quanto prende in media (anche se comunque troppo per definizione) un mediatore immobiliare?

Sottolineiamo che si tratta di una domanda che si pone il venditore e non l’acquirente.

È infatti il venditore che affida il mandato di vendita all’agente: è lui/lei che sceglie.

Lato venditore

La situazione di Milano è abbastanza chiara.

La maggior parte delle transazioni residenziali gestite da agenzie prevede:

    • una commissione del 3% a carico del venditore,
    • una commissione del 3% a carico dell’acquirente.

In totale il 6% sul prezzo pattuito di compravendita: questo è lo standard e la norma.

Vediamo ora le eccezioni.

Monolocali e box al 4?

Alcune agenzie si fanno pagare il 4% (e oltre) nel caso di monolocali o piccoli appartamenti e box.

La spiegazione che le agenzie danno è che per vendere un piccolo appartamento od uno grande si fa lo stesso sforzo e si hanno gli stessi costi (per l’agenzia) e quindi è giusto differenziare le tariffe.

La nostra opinione è che a Milano questa motivazione abbia poco senso.

A Milano un monolocale si vende per cifre che in molte altri parti d’Italia consentono di acquistare un trilocale.

I prezzi sono alti e non ci sembra che queste stesse agenzie, che chiedano molto per appartamenti di piccola pezzatura, poi richiedano di meno quando vendono un cinque locali.

Agenzie a zero commissioni (lato venditore)

Ci sono poi molte agenzie che chiedono zero commissioni ai venditori, e si fanno pagare solo dagli acquirenti.

La motivazione è prettamente commerciale.

È più facile prendere il mandato di vendita quando si propone di farlo senza costi: a nessuno piace pagare qualcosa quando si può ottenere la stessa cosa gratis.

Il problema è: si tratta effettivamente della stessa cosa?

Cioè, in altre parole, come fa l’agenzia a farsi pagare di meno è ad offrire lo stesso servizio delle altre?

Prima di essere dubbiosi, sottolineiamo che possono esserci due ottimi e giustificati motivi per offrire questo sconto.

Li elenchiamo di seguito:

1. Si tratta di una nuova agenzia che desidera farsi velocemente una posizione sulla piazza, e per farlo deve avere in fretta appartamenti da vendere.

In questo caso è accettabile lavorare con margini più bassi, almeno inizialmente.

Più che di uno sconto si tratta quindi di una forma di investimento sulla crescita futura.

2. Un altro buon motivo è che si hanno effettivamente costi inferiori ai concorrenti.

Ad esempio il negozio su strada è di proprietà di un socio e non c’è da pagare un affitto.

Oppure l’agenzia non è affiliata ad alcun network di franchising e quindi non deve pagare le royalties all’affiliante.

In altri casi possiamo solo supporre che verranno fatti dei risparmi sulle spese sostenute per vendere le case, con potenziale detrimento per il venditore, ad esempio nella celerità di vendita o nel numero di visite che si riuscirà ad ottenere.

Una possibile problematica relativa agli incarichi a zero costi è che l’agenzia è in qualche modo incentivata a recuperare il mancato introito dal lato venditore appoggiando le richieste di ribasso degli acquirenti, allo scopo di accelerare la chiusura delle trattative e incrementare la numerosità delle vendite, anche se a scapito dell’obiettivo di massimizzare l’incasso dei venditori.

In sostanza c’è il rischio per il venditore di pagare il minore esborso diretto con un prezzo di chiusura inferiore a quello ottimale.

Lato acquirente

Passiamo ora alla controparte.

L’acquirente che sta cercando casa normalmente dedica tutte le proprie risorse di tempo e attenzione a trovare l’appartamento giusto.

Poi quando l’ha trovato scopre quanto gli costerà l’agenzia immobiliare che lo tratta.

E aggiunge questa spesa al prezzo della casa, al costo del notaio, alle spese di ristrutturazione necessarie e agli altri mille costi che l’acquisto di una casa comporta.

Il tutto per vedere se può arrivarci coi soldi di cui dispone (incluso l’importo di mutuo che la banca gli concede) e quanto deve trattare sul prezzo.

In sostanza per l’acquirente il costo dell’agenzia è un dato esterno su cui non ha controllo diretto e che concorre a determinare la spesa totale assieme alle altre voci.

Falsi risparmi

Quando si compra (o cambia) casa bisogna mettere in conto che ci saranno molti costi: alcuni nascosti e tutti più alti del previsto.

Risparmiare sulle commissioni è quindi un obiettivo legittimo, specialmente in località come Milano dove il prezzo delle abitazioni è divenuto insostenibile per molte famiglie.

Questo risparmio va però inquadrato all’interno di una problematica più generale di qualità del servizio: tutti conoscono qualcuno che ha avuto brutte esperienze con agenzie immobiliari poco capaci.

Quando si sceglie si deve puntare sulla professionalità e selezionare agenzie che (per esperienze di conoscenti o per giudizio personale) possano offrano una prospettiva di tranquillità e sicurezza in una transazione così importante per noi e per la qualità della nostra vita nei prossimi anni.


Le compravendite immobiliari a Milano calano del -10,4% rispetto a 12 mesi fa

L’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI), curato dall’Agenzia delle Entrate, ha pubblicato la sua analisi periodica del mercato residenziale italiano, aggiornata al primo trimestre 2024.

Le compravendite di abitazioni a Milano sono state nel 1° trimestre 2024 pari a 5.141 unità abitative.

Vista la stagionalità delle vendite immobiliari il dato significativo da prendere in considerazione è la media trimestrale destagionalizzata del periodo 2° trimestre 2023 – 1° trimestre 2024, pari a 6.013 compravendite.

Nei 4 trimestri immediatamente precedenti (1° trimestre 2023 – 4° trimestre 2023) il dato destagionalizzato è stato di 6.208 transazioni.

Nei 4 trimestri di esattamente un anno prima (2° trimestre 2022 – 1° trimestre 2023) le transazioni destagionalizzate risultavano pari a 6.710 unità.

Il trend delle compravendite risulta pertanto in discesa sia rispetto al trimestre precedente (-3,1%) sia, soprattutto, rispetto alla situazione di un anno fa (-10,4%).

Compravendite città di Milano dal 2003 al primo trimestre 2024 Compravendite città di Milano dal 2003 al primo trimestre 2024